Messina, il giorno della verità: in campo per la salvezza
I 180 minuti più importanti della stagione: in palio la salvezza della Serie C e del professionismo ma anche la sopravvivenza auspicando una svolta societaria.
La zampata da bomber navigato, la corsa verso la Curva Sud e, poco dopo, i miracoli a salvare la propria porta. Ci eravamo lasciati così al termine dell’ultimo playout della storia centenaria del Messina. Nino Ragusa ed Ermanno Fumagalli i due volti in prima pagina a rappresentare un gruppo squadra solido e forte, capace di compiere un grande miracolo sportivo. Tornando al giorno d’oggi, però, parliamo sempre di playout ma la prospettiva è decisamente cambiata. Il Messina è solo o, perlomeno, è stato abbandonato dalla propria società e proprietà. Scelte scellerate, decisioni avventate e, probabilmente, un piano diabolico ben orchestrato hanno portato la Biancoscudata sull’orlo del precipizio.
Ma se ancora non è arrivata la rovinosa caduta è merito, esclusivamente, di un gruppo di uomini che ha incarnato la pura e autentica messinesità. Senza soldi, attendendo invano gli stipendi, senza alcun punto di riferimento, senza le condizioni minime per portar avanti un progetto sportivo: il Messina è riuscito a superare qualsiasi difficoltà, mettendo in campo rabbia e grinta che hanno fatto rima con punti che nemmeno la penalizzazione ha potuto azzerare. Il Messina è rimasto solo ma, esclusivamente, dal punto di vista istituzionale e politico. Perché nel momento di massima difficoltà, la città si è stretta attorno alla propria squadra dimostrando appartenenza, emotività e voglia di non mollare. Il tifoso messinese ha, almeno stavolta, superato quella storica apatia verso ciò che lo circonda. Lo ha fatto e lo farà anche in vista dei playout. Oggi, infatti, si scende in campo per la gara d’andata davanti ad un “Franco Scoglio” gremito limitatamente ai biglietti messi in vendita. Siamo sicuri che, non ci fosse stato il limite dei 6900 posti, il pubblico presente sarebbe stato ben più numeroso.
Ma le polemiche, in questo momento, non contano. Ci sarà tempo, tra due settimane, per i processi e per l’individuazione ben precisa di ogni colpevole di questa situazione. Lo diciamo da settimane: Sciotto, Cissè ed Alaimo sono solo la punta dell’iceberg. Bisognerà scavare più a fondo e, quasi sicuramente, anche la magistratura farà il suo lavoro. Ad oggi, però, noi dobbiamo occuparci esclusivamente dell’ambito sportivo dove certamente il Messina ha dimostrato di poter eccellere.
Di fronte ci sarà il Foggia, un avversario storicamente ostico per i colori giallorossi. Negli occhi di tutti c’è la vittoria dello “Zaccheria” di qualche settimana fa. Bene, azzeriamo tutto perché sottovalutare gli avversari sarebbe l’errore più grande del mondo. D’altronde i pugliesi potranno contare anche su due risultati su tre per salvarsi. Il Messina, quindi, è obbligato a vincere almeno una delle due partite. La sfida del “Franco Scoglio” è già un match point per poi viaggiare alla volta di Foggia con maggiori sicurezze. La differenza, in questo primo atto, non la faranno solo le motivazioni ma anche la cura dei dettagli, la concentrazione e la freddezza. Sono gare che sfuggono a qualsiasi logica e che rappresentano anche il bello del calcio che non è e non sarà mai una scienza esatta.
Stadio “Franco Scoglio”, ore 15. Lottare in campo e sostenere dagli spalti per preservare uno dei pochi patrimoni reali rimasti in riva allo Stretto ad un’intera comunità.


