Scandalo Salvatore Bagni – Le Iene: una lieve scossa di un terremoto assai più pericoloso
Il servizio trasmesso da Le Iene ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. Protagonista è Salvatore Bagni, ex calciatore di Perugia, Napoli e Inter, colto dalle telecamere nascoste di Mediaset mentre negoziava un posto da titolare in Serie C per il presunto fratello di un inviato, in cambio di 50.000 euro.
Di questa cifra, 20.000 euro sarebbero andati a Michele Menga, direttore sportivo della Vis Pesaro, già sospeso dalla società pesarese subito dopo la messa in onda del servizio.
Un campanello d’allarme? Forse, ma dovrebbe essere un vero e proprio terremoto per il movimento calcistico italiano.
Eppure, chi conosce queste categorie sa bene che il servizio sembra aver solo svelato un segreto di Pulcinella. La speranza è che l’eco di questo scandalo non si riduca a una manciata di click e commenti destinati a svanire nel nulla, come troppo spesso accade in un mondo sempre più frenetico e alla continua ricerca del capro espiatorio di turno.
Le radici di questi comportamenti vanno analizzate con attenzione in un contesto popolato da intermediari improvvisati, parenti che si reinventano procuratori e direttori sportivi che fanno da sponsor più che da dirigenti. Ma serve ben più di un’analisi: è necessario intervenire con misure concrete, perché ad oggi nessuna iniziativa della Federazione ha realmente favorito uno sviluppo sano e meritocratico dei talenti italiani.
Il minutaggio obbligatorio per i giovani in Serie C è diventato un diktat più che un’opportunità, mentre il regolamento sugli under tra i dilettanti ha finito per avvantaggiare calciatori senza particolari qualità, destinati a scomparire una volta esauriti i propri anni da under.
Il calcio italiano appare come un malato terminale mantenuto in vita da palliativi inefficaci. Una Federazione senza strategia e senza una reale conoscenza del sistema sta conducendo il movimento verso un declino inevitabile. E mentre i cuori degli appassionati continuano a battere per questo sport, dalla Serie A alla Terza Categoria, il calcio italiano perde inesorabilmente posizioni nel panorama europeo.
Servono riforme, servono dirigenti competenti, non politici riciclati che occupano poltrone federali senza una vera visione. Servono tecnici adeguatamente retribuiti, direttori qualificati, presidenti che smettano di ingerire nelle decisioni tecniche delle loro società.
Ad oggi, immaginare una svolta sembra un’utopia. Le Iene hanno lanciato un allarme, ma il rischio che anche questo scandalo si dissolva nel vuoto è più reale che mai.
Claudio Costanzo


