FC Messina: è il capolinea di un viaggio durato due anni
Qualcuno non ci aveva creduto neppure per un istante. Altri nel progetto, come veniva spasmodicamente chiamato, avevano riversato ogni rivolo d’energia. “Abbiamo messo cuore, anima, passione e tutta la determinazione possibile, ci abbiamo provato, a noi resta il merito e ad altri le responsabilità. Oggi provo tanto rammarico e delusione ma con la consapevolezza di avere svolto con professionalità, sacrificio e passione il mio compito fino alla fine”. Le parole sono dell’ex segretario Rosario Sorrenti, uno degli ultimi ad abbandonare la barca, che tra qualche ora, ratificata la rinuncia per la gara contro il Giarre, si inabisserà per sempre.

Ben prima era andato via il presidente Rocco Arena, ufficializzando un disimpegno nell’aria da tempo. L’Fc Messina 2.0 è durato qualcosa in più di ventiquattro mesi e molti proclami, accompagnati da aspettative evidentemente troppo grandi. Ad alimentarle, senza paura di essere smentito dal campo e da casse alla lunga rimaste vuote, proprio il patron che giunto dalla Spagna per salvare il calcio a Messina, si è ritrovato in fretta nemico giurato di una piazza in cui sognava di recitare da protagonista.
È andata, giusto per usare un eufemismo, diversamente. Ma partiamo dall’inizio. Il fallito assalto all’Acr Messina costringe Arena, nell’estate 2019 a ripiegare sul Città, fresco di miracolosa salvezza in quarta serie, con l’obiettivo di trasformarla nella prima squadra in riva allo Stretto. La maglia viene in fretta colorata di blu, lo scudetto preso in prestito dagli anni della Serie A, discorso identico per il nome. Una massiccia operazione di marketing e rebranding, direbbero quelli bravi, ingenera, specie nel resto d’Italia, grande confusione. Non basta, però, il titolo sportivo ad accaparrarsi l’affetto dei tifosi. Ogni messinese si ritrova, così, a spiegare ad amici del Nord i motivi di un dualismo inutile, le ragioni di stare da una parte piuttosto che dall’altra. Arena intanto tesse la sua tela, promette di rimettere in piedi il Celeste e di regalare alla città traguardi importanti.

Per raggiungerli alla vigilia del campionato di Interregionale mette nelle mani del tecnico Costantino una formazione di assoluto livello, ben più organizzata della rivale cittadina, presto costretta a fare i conti con l’ennesima annata nefasta. In rosa ci sono Carbonaro, Giuffrida, Marchetti, Bevis chiamati a raccolta da una vecchia volpe come Marco Ferrante. Più dei nomi, però, è il senso del gruppo a confermare quasi subito la bontà di scelte tecniche comunque importanti. Il rodaggio, tuttavia, richiede tempo per restituire soddisfazioni e, intanto, il Palermo scappa, prenotando il suo posto tra i professionisti.
Gabriele, chiamato a sostituire Costantino, sull’altare dei punti sacrifica il bel gioco, quando ormai è troppo tardi, nonostante dai piani alti si continui a ribadire il contrario. A marzo, e siamo al 2020, nell’istante in cui il Covid ferma il mondo e il torneo l’Fc Messina vola sulle ali dell’entusiasmo e delle clamorose vittorie nella stracittadina e contro il Savoia, centrata addirittura in 9 contro 11. Imprese da inserire in un album dei ricordi ancora vuoto, ma purtroppo per i giallorossi fini a sè stesse. Il congelamento della classifica, infatti, garantisce al Palermo, saldo in testa, l’accesso in Serie C, agli altri la consapevolezza di dover ricominciare da capo. In estate azzerato ogni divario, così, le messinesi rafforzano le rispettive rose, gettando le basi per un testa a testa destinato a durare un anno.

Fuori dal campo, la partita è parallela. L’unica offerta presentata per l’aggiudicazione dello stadio Franco Scoglio, premia l’Fc Messina che contestualmente a un campionato di vertice, fa la spola col comune. Bene, ma non benissimo perché i risultati sportivi pur buoni non sono esaltanti, almeno se confrontati a quelli dei rivali cittadini che nel volgere di qualche settimana occupano la vetta per non lasciarla più. Il punto esclamativo al campionato, in una piovosa domenica di marzo, arriva al Franco Scoglio, dove Aliperta gonfia la rete e Caballero si divora in serie i gol che potrebbero scrivere un finale differente.
Da allora la situazione precipita anche fuori dal terreno di gioco: iter di colpo rallentati anticipano il colpo di scena finale, con il Comune che dubbioso sulle garanzie finanziarie della società ritira la convenzione in linea teorica destinata a durare 99 anni. La stagione finisce con l’Acr in C, ancora al Franco Scoglio. All’Fc resta la magra consolazione della vittoria ai play-off accompagnata da cori e magliette che inneggiano a una promozione tutt’altro che certa, come confermerà qualche settimana più tardi il respingimento della richiesta di ripescaggio di nuovo per motivi finanziari. La stagione successiva coincide con l’attuale è sempre in D e dura poco meno di un girone. Poi Rocco Arena fa le valige e saluta la compagnia, questa volta senza troppe parole. Un profilo basso che forse, in altri momenti, avrebbe pagato di più.


