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Cristiano Lucarelli

La capacità di estrarre il meglio dai calciatori a disposizione non è una novità. Cristiano Lucarelli guida la Ternana in testa al Girone C della terza serie e le armi sono sempre le stesse: grinta, umiltà e una capacità fuori dal comune di fare gruppo. Più sette dal Bari, prima inseguitrice, e un cammino che covid e variabili permettendo, pare non conoscere soste e passaggi a vuoto. Emblema di Livorno, profeta in patria a suon di gol e pugni chiusi da calciatore, nelle vesti di allenatore ha lasciato casa ma mantenuto intatti i valori. A Messina, lo si è visto in testa a uno sciopero e comandante inappuntabile in panchina, mentre attorno a lui un castello di sabbia e false promesse a poco a poco si sgretolava. Ha condotto la barca in porto, quindi ha salutato la città, lasciandosi alle spalle un fiume di critiche e rimpianti. Inevitabile se scegli catania, vicina uno schioppo di dita, distante anni luce nella mentalità del tifoso. “Erano gli unici a volermi sul serio”, commenterà quasi a doversi giustificare per una scelta che fu innanzitutto professionale. Quel vuoto, in riva allo Stretto, nessuno è stato in grado di colmarlo, a lui però non era andata meglio. Un paio di esperienze, più ombre che luci. Fino a Terni, città di acciaierie e cuore grande, abituata a lottare per sperare in un angolo paradiso. Il resto è attualità: Dodici partite, 9 vittorie e tre pareggi, lo scontro diretto del San Nicola dominato e un sogno a cui si stanno attaccando sopra i contorni della realtà. Basta non fermarsi, lo sciopero, per una volta, possono anche farlo altrove.

di Nanni Sofia