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D’Emilio Dj sul parquet: “La mia vita a metà fra musica e pallone”

Dodici anni dopo la voglia è rimasta intatta, identica al primo giorno. A scalfirla, non sono bastati gli impegni professionali e neppure la panchina. Roberto D’Emilio ha la Siac tatuata dentro, l’ha presa per mano, accompagnandola nel paradiso del Futsal. Una scalata d’un fiato, dalla D all’A2. Oggi, spesso e volentieri guarda i suoi da fuori: fisioterapista durante la settimana, all’occorrenza calciatore. Nessuna polemica, piuttosto la consapevolezza di dover anteporre il bene del gruppo al proprio: “Gli impegni professionali mi impediscono di allenarmi con frequenza e il mister, giustamente, deve premiare chi può garantire di più in termini di abnegazione e tempo”.

Discorsi da veterano, lontani da una dimensione fatta di musi lunghi per i minuti non concessi: “Quando sono arrivato ero il più piccolo dello spogliatoio, con il trascorrere delle stagioni, ho visto gli altri partire mentre io progressivamente sono mi sono trasformato in un riferimento. Ora sono il più “anziano. Un bel pezzo della mia vita si è svolto qui dentro e in mente ho le immagini di partite decisive, delle feste per le promozioni, di gol poi risultati pesantissimi”.

Un percorso da film, a cui bisogna necessariamente attaccare sopra le note di una colonna sonora. D’emilio la sera,d’altronde, molla il pallone e accende la consolle, scratcha sui piatti, dove diventa RobiD. Dj in discoteca, almeno finché il Covid lo ha permesso: “Se dovessi scegliere fra il pubblico al palazzetto e le serate, mi prendo queste. Abbiamo bisogno di divertirci, di rimettere insieme i pezzi, per lasciarci alle spalle le vicende brutte dovute alla pandemia. Speriamo tornino presto gli amici e i momenti spensierati da condividere con loro”.

Sport e vita notturna, poli opposti che hanno trovato modo di attrarsi: “Devo ringraziare gli allenatori. Diverse volte hanno chiuso gli occhi, perché non ero proprio in forma. Ho sempre provato a dare il massimo per conciliare entrambe le attività, ma si intuisce facilmente quanto possa essere complicato disputare una partita avendo fatto l’alba”.

I weekend bravi amplificano i sacrifici, ma si ripagano con vittorie e gol: “Sotto il profilo personale scelgo la rete all’Akragas. Era il mio esordio in B, giocavamo in casa e li battemmo 4-1. Venivo dal torneo precedente in cui c’erano stati problemi col mister e quell’acuto in un certo senso fu liberatorio. Mi arrivò il pallone, lo stoppai e con un tocco di punta beffai il portiere in uscita. L’istantanea di squadra, invece, è il play off contro il Sant’Antonino. Ci bastava un pari per salire in C1, ma eravamo sotto di una rete. Colpimmo pali e traverse, nel finale riagguantammo il risultato che significò promozione e una giornata memorabile”. Il passato resta nell’album dei ricordi, il futuro si traduce con una serie di richieste. “Sono fortunato. Il lavoro mi consente di stare vicino a sportivi di ogni genere e di declinare in modo diverso la mia passione. Da Dj non vedo l’ora di far ballare nuovamente la gente. Da calciatore, ovviamente, vorrei la salvezza della Siac, conscio si tratti, per citare Lucio Dalla, di un’impresa eccezionale”. Il brano, all’evenienza, è già in scaletta.

di NANNI SOFIA

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