
Messina, l’incubo è realtà. Il futuro passa, esclusivamente, da noi

Adesso la vera rinascita deve far rima con cambiamento: basta accontentarsi, puntiamo ad uscire dal limbo della mediocrità nel quale ci hanno costretti a vivere passivamente.
Non è facile scrivere queste righe, non lo è perché due anime sono decisamente in contrasto: da una parte quella del tifoso innamorato, dall’altra quella del professionista che non può tirarsi indietro e farsi trascinare da sentimenti e stati d’animo. Mi sono preso delle ore per riflettere, ragionare e non ritrovarmi di fronte al foglio bianco in quel mix di adrenalina, amarezza e delusione. Una notte è trascorsa ma sembra di aver vissuto un epilogo che già avevamo immaginato da tempo. Perché è proprio questo il punto: la parte razionale di ognuno di noi sapeva benissimo a cosa stavamo andando in contro. Questa non è una semplice retrocessione sportiva che, nel calcio come in ogni altro sport, ci sta. Di sportivo, in realtà, non c’è proprio nulla e lo hanno dimostrato questi 180 minuti del playout. Il Messina non ha avuto la forza di affrontare queste due gare. I ragazzi erano svuotati da mesi di sacrifici e tensioni che è difficile immaginare se non si vive la realtà di uno spogliatoio. Qui non si trattava di un “miracolo sportivo”, quelli già erano avvenuti negli scorsi anni perché è fondamentale tenere sempre viva la memoria storica. In questa stagione bisognava rendere realtà la pura utopia e, purtroppo, non ci siamo riusciti al 100%. Questo campionato 2024/2025 resterà a lungo nei pensieri non solo dei tifosi, ma di un’intera comunità: deve diventare un punto di svolta perché da qui passa il futuro calcistico del Messina.
Non ci saranno frasi fatte e luoghi comuni in questo approfondimento. Allo stesso tempo non indosseremo i panni dei giudici per dei processi sommari da dare in pasto ai social. In realtà, già dopo il triplice fischio dello “Zaccheria”, si è scatenato l’uragano dei commenti e delle riflessioni di quei personaggi di cui Messina dovrebbe fare a meno. Così mentre il Messina muore, ci si diletta nel solito giochino di poter ottenere quei pochi secondi di fama data da qualche like e qualche commento. Noi abbiamo voluto mantenere una linea coerente in questa folle stagione e, per questo motivo, puntiamo a lanciare un messaggio ben chiaro adesso che il campionato è ufficialmente finito. Siamo solo noi gli artefici del nostro destino. Quel “noi” assume un rilevanza particolare perché non si riferisce solo ai singoli tifosi, ma a quel senso di comunità ritrovato nel momento più buio del Messina nella storia recente. Lo abbiamo dimostrato che il calcio non è un semplice passatempo, lo abbiamo gridato a gran voce che la squadra rappresenta la nostra città. Per questo motivo, ora più che mai, dobbiamo volere fortemente un futuro diverso che vada oltre le logiche non scritte che da decenni incatenano le rive dello Stretto.
Come sempre detto i colpevoli di questo scempio, di questa violenza perpetrata per mesi sono ben identificabili e vanno ben oltre il magico trio: Sciotto, Cissè, Alaimo. C’è chi agisce nell’ombra, nelle retrovie e sa benissimo come muoversi. Bene è proprio da loro che deve iniziare la tabula rasa, il vero restyling, a prescindere dalla categoria. Il calcio, quello vero, non è solo la Serie A come sosteneva un allenatore che si è reso complice in questi anni. Anche tra i dilettanti la professionalità e l’organizzazione devono essere le basi sulle quali costruire. Poi, però, serve l’ingrediente principale che solo l’intera piazza, solo noi possiamo dare. Dobbiamo cambiare mentalità.
Quello che abbiamo vissuto e subito deve rappresentare una terapia d’urto totale. Se finalmente impariamo dai nostri errori, non dimentichiamo il passato ma ne facciamo tesoro, riusciremo a non accettare più la mediocrità. Il Messina non è un passatempo domenicale, il Messina non è un giochino che barattiamo con chiunque pur di averlo ogni settimana. Stiamo parlando della nostra storia, della nostra tradizione, di un qualcosa che esiste da oltre cento anni. Bisogna, quindi, avere rispetto per le nostre radici ed allontanare tutti coloro che vogliono approfittarsene, che vogliono speculare, che trovano terreno fertile perché tutti noi accettiamo passivamente. Ed allora, di fronte a tutto questo, abbiamo l’obbligo di non accontentarci più, di non stendere i tappeti rossi ad ogni “salvatore della patria” che ci si presenta davanti, di non proseguire ad alimentare quel limbo di mediocrità nel quale solo noi abbiamo da perdere.
E’ una scelta drastica e, purtroppo, non avviene da un giorno all’altro. Sta ad ognuno di noi, in piena coscienza, capire che il Messina ha bisogno di questo se vuole un futuro diverso, non per forza subito vincente, ma sicuramente più duraturo nel tempo. Altrimenti prepariamoci, passivamente, a vivere l’ennesima morte sportiva in attesa del nuovo faccendiere pronto a prendersi le copertine. Badate bene la corsa è già iniziata, poi non dite che non ve lo avevamo già ampiamente pronosticato.