STADI DEL SUD – Episodio 2: Stadio Angelo Massimino, Catania
Ciao sono Andrea Morabito della redazione We Sport e questo è il secondo appuntamento della rubrica Stadi del Sud, oggi siamo a Catania. Ai piedi dell’Etna, sorge uno stadio ricco di anima, storia e identità. Benvenuti allo Stadio Angelo Massimino, la casa del Catania FC.
I lavori di costruzione iniziarono nel 1935 su progetto dell’architetto Raffaele Leone per conto della ditta di proprietà dell’ingegnere Antonio Ferro. Lo stadio venne inaugurato il 28 novembre 1937 in occasione della partita di Serie C tra ACF Catania e il Foggia, che si concluse 1-0 per i padroni di casa. Battezzato Cibali, nome del quartiere in cui nasce, nel 1941 l’impianto venne dedicato a Italo Balbo, salvo poi riassumere il primo nome alla caduta del fascismo.
Dal 2002 lo stadio è dedicato ad Angelo Massimino, il presidente che guidò i rossazzurri a più riprese tra il 1969 e il 1996. Numerosi gli eventi extra sportivi tenutisi nel corso degli anni: la Visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1994 gli Universiadi nel ’97 e i Giochi Mondiali Militari nel 2003.
È, per capienza, il terzo stadio della Sicilia dopo quelli di Messina e Palermo. È dotato di pista d’atletica a 8 corsie, di un campo di allenamento (il Cibalino), un campo di pallavolo (il PalaSpedini), un campo esterno di pallacanestro (il PalaSpedini esterno) e vari uffici. Nel 2015 viene ideato un progetto denominato 50 volti per il Cibali. Dal 2018, sulle pareti esterne ai settori Curva Sud e Tribuna B (lungo la via Cifali), è presente un grande murale raffigurante cinquanta personaggi della storia del Catania, dal 1929 in poi. Nel corso del tempo la capienza dello stadio ha subito notevoli variazioni per adattarsi alle crescenti norme di sicurezza: se negli anni sessanta, in Serie A, si arrivava ad ospitare oltre 40.000 tifosi sugli spalti, dopo la ristrutturazione degli anni ’90, la Lega Calcio riporta una capienza di 31 530 posti, mentre il Centro Nazionale di Informazione sulle Manifestazioni Sportive indica una capienza certificata di 26.266 posti. Dopo i lavori di riqualificazione dello stadio nel 2023, la capienza è scesa ulteriormente a 20.881 posti a sedere, a causa dell’istallazione dei seggiolini in ogni settore del campo.
Il 4 giugno 1961 lo stadio fu teatro della partita Catania Inter terminata 2-0 per i rossoblu, nella quale nacque l’espressione «Clamoroso al Cibali!», frase attribuita comunemente al radiocronista italiano Sandro Ciotti. Le ricostruzioni storiche negano tuttavia che Ciotti abbia proferito questa esclamazione. L’inter di Herrera sottovalutò l’avversario, convinta di trovarsi davanti un avversario non ostile e senza ambizioni di classifica. Il Catania, si portò in vantaggio con la rete di Mario Castellazzi al 25′: su un tiro respinto si avventò proprio l’ala sinistra rossazzurra, che stoppò di petto, tirò al volo e infilò alle spalle del portiere nerazzurro Mario Da Pozzo con un tiro all’incrocio dei pali. Il 2-0 arrivò al 70′ con Salvatore Calvanese che s’involò solitario verso la porta segnando a porta sguarnita. Il portiere di quella gara Giuseppe Gaspari ricorda: «Quella partita l’abbiamo preparata noi giocatori. Ci tenevamo troppo”.
Un’altro momento storico fu nella stagione 1998/99: il ribattezzato FC Messina Peloro contendeva ai rossazzurri il salto in C1 nella stagione 1998/99. Il 25 aprile ’99, davanti a 30.000 spettatori, al 92esimo un dribbling con cross dalla sinistra di Cicchetti fa viaggiare la sfera a centro area dove Roberto Manca, di testa, trafigge sotto la Curva Sud il portiere del Messina Emanuele Manitta. È apoteosi al Massimino, è ritorno in C1 dopo 6 anni. Roberto Manca in un’intervista ricorda proprio quel momento:”25 anni da quel gol , da quella giornata indimenticabile in cui segnai al Messina, mi emoziono ancora. Noi vincevamo sfruttando la carica dello stadio pieno.”
Anche stavolta il nostro viaggio termina qui. È tutto da Andrea Morabito e dalla rubrica Stadi del Sud. Metti segui sui nostri canali social e commenta qui sotto con lo stadio che vorresti vedere nel prossimo appuntamento.
Articolo a cura di Andrea Morabito


