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Emilio Docente: “Da Moggi a Cattolica, la mia storia da Enfant Prodige”

A Rimini non voleva andare, così per convincerlo scomodarono addirittura Moggi. Big Luciano chiama, dall’altra parte della cornetta a Emilio Docente non restano troppe alternative. “Era il personaggio più importante del calcio italiano, fu categorico e rifiutare, specie all’epoca, era impensabile. Mi diede il suo numero, mi disse di contattarlo per qualsiasi problema, ma anche che non ne avrei avuti. C’era un progetto serio e avrebbero puntato su di me”. Era l’alba del nuovo millennio e il direttore non si sbagliava: “Trascorsi un periodo bellissimo, in C1 facemmo subito i play-off e la stagione successiva vincemmo il campionato, andammo in B, guadagnandoci la ribalta nazionale. Avrei girato altre squadre, senza, però, spostarmi più da quella zona d’Italia. In Romagna si vive benissimo e si respira pallone”.

Prima, però, c’erano stati il Gela, dodici gol in sei mesi e le attenzioni della Vecchia Signora. A Docente in un lampo si attaccarono sopra le stimmate del predestinato: “Su di me si catalizzarono aspettative enormi. Quel torneo di C2 mi offrì la possibilità di farmi conoscere, così arrivai a Messina, in B, sotto la supervisione della Juventus. Il presidente Franza aveva un accordo con i bianconeri, per cui se fossi esploso definitivamente, avrebbero avuto la priorità sul cartellino. Non andò male, disputai otto partite e segnai contro l’Ascoli, ma evidentemente non era abbastanza. A vederla oggi, rispetto a quanto si affermava allora, sembra non abbia fatto una grande carriera. Io, però, sono soddisfatto e non mi rimprovero nulla. Ho giocato tanto in B e C1”.

Negli occhi e sull’album dei ricordi resta impresso il pomeriggio piovoso del Celeste: “Perdevamo 2-0 e vincemmo tre a due. Firmai la rete del momentaneo pari, allo stadio erano in quindicimila, a cui regalammo una giornata memorabile. Il tabellino lo completarono Amauri e Zampagna, era una squadra fortissima e si capiva avrebbero tagliato traguardi importanti. Dodici mesi più tardi finirono in A e non fu caso. Io abitavo in centro e mi torna in mente l’affetto smisurato della gente”.

Il passato si arresta qui, Emilio adesso parla al presente, perché, a quasi 38 anni non ha perso la voglia di correre e di inseguire sogni e pallone: “Gioco in D alla Marignanese Cattolica e finché ce la faccio non ho alcuna intenzione di smettere. Chiaramente sto pensando al futuro, ho preso qualche patentino da allenatore, faccio i corsi per aumentare la preparazione. A tempo debito mi piacerebbe provare un’esperienza in panchina”. Orizzonti a lungo termine, mentre la domenica incombe e gonfiare la rete, per fortuna, rimane ancora l’obiettivo principale.”